I Segreti di Roma: Un viaggio nella preistoria al Museo di Casal de’ Pazzi

Roma è una città che vive di epoche sovrapposte, dove l’Impero e il Rinascimento convivono tra le sue pietre. Ma ci sono luoghi dove il tempo si spinge ancora più indietro, svelando una Roma ben più antica di quella dei Cesari. Tra le strade periferiche del quartiere Rebibbia, nel silenzio di un’area residenziale, si nasconde un museo sorprendente: il Museo di Casal de’ Pazzi.

Roma prima di Roma
Questo museo è uno dei rari siti urbani in Europa dove è possibile camminare sopra un giacimento preistorico autentico, risalente a circa 200.000 anni fa. Qui la città si trasforma in paesaggio, e la pietra cede il passo alla terra, al fango, alle zanne. La visita comincia quasi in punta di piedi: una passerella in vetro sospesa sopra il letto fossile dell’antico fiume Aniene ci permette di osservare i resti dell’Elephas antiquus, l’elefante preistorico che un tempo popolava le sponde romane insieme a ippopotami, urovini e cervi giganteschi. In questo frammento di mondo perduto, rinvenuto casualmente durante scavi edilizi nel 1981, si trova anche un raro cranio umano prenandertaliano, testimone silenzioso di una presenza antichissima nella futura capitale. Il sito, oggi completamente musealizzato e valorizzato da un allestimento coinvolgente, restituisce a Roma un volto primordiale che emoziona e sorprende.

Un’esperienza immersiva tra natura e scienza
La forza del Museo di Casal de’ Pazzi non sta solo nei reperti esposti, ma nella capacità di narrare un’intera epoca in modo accessibile, emozionale e scientificamente rigoroso. Dopo l’osservazione diretta del giacimento, ci si sposta in una sala immersiva dove una suggestiva proiezione ricostruisce il paesaggio dell’epoca: il fiume che scorre, il cielo che si muove, le mandrie che si abbeverano, l’uomo che osserva. Ogni dettaglio è studiato per restituire vita a quel tratto di Aniene scomparso. Ma non finisce qui. L’itinerario si apre anche verso l’esterno: il Giardino Pleistocenico, curato con attenzione botanica e didattica, accompagna i visitatori tra piante fossili, installazioni tattili e pannelli illustrati che raccontano in modo semplice ma affascinante il contesto ecologico dell’epoca. Perfetto per le scuole, ma anche per adulti curiosi, questo spazio naturale invita a rallentare e riconnettersi con la storia naturale di Roma, lontano dal clamore dei monumenti più celebri.

Quando il tempo si fa arte
Ma ciò che rende l’esperienza davvero memorabile è la sensazione che il tempo non sia una linea, ma una spirale. All’uscita, lo sguardo incontra “Riflessi”, l’imponente murale realizzato dall’artista Jerico Cabrera, che trasforma la parete esterna del museo in un paesaggio onirico ispirato alla fauna e alla natura pleistocenica. È un’opera che fonde arte contemporanea e memoria remota, un simbolo della capacità di Roma di contenere e sovrapporre ogni epoca possibile. Proprio in questa capacità di dialogare tra passato e presente il museo trova il suo significato più profondo. Una visita qui non è solo un momento culturale, ma un’esperienza esistenziale che interroga il nostro posto nel tempo.

Come vivere al meglio questa esperienza
Il Museo di Casal de’ Pazzi è facilmente raggiungibile con la Metro B (fermata Rebibbia), seguito da una breve passeggiata. L’ingresso è gratuito, e la visita richiede circa un’ora: il tempo perfetto per una pausa culturale prima di immergersi nei parchi urbani vicini o nelle trattorie di quartiere. Il museo è anche un raro esempio di accessibilità, con percorsi inclusivi, materiali tattili e un approccio progettato per tutti. In una Roma sempre affollata, veloce, rumorosa, questo piccolo spazio museale restituisce un momento di profondo silenzio e riflessione, dove la città si spoglia dei suoi orpelli storici e ci mostra il suo volto più antico e fragile. Qui non ci sono colonne né affreschi, ma radici e ossa: la base stessa di tutto ciò che sarebbe venuto dopo.

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