Roma nel Piatto: Tutte le prelibatezze da gustare ai Castelli Romani

A sud di Roma, non troppo lontano dal centro, si estende un territorio che unisce paesaggi incantevoli e tradizioni culinarie radicate, celebre per il suo vino, i suoi accenti e per le persone dallo spirito vivace: i Castelli Romani.
In questi luoghi, dodici borghi pittoreschi si estendono sulle pendici dei Colli Albani, circondati da vigneti, uliveti e boschi con scorci che spaziano dai laghi vulcanici di Albano e Nemi alle tipiche campagne laziali. Storicamente, per i Romani dell’antichità, questi luoghi rappresentavano un territorio di villeggiatura, svago e approvvigionamento agricolo; già a partire dall’epoca repubblicana, le famiglie patrizie romane costruivano qui ville e residenze estive per fuggire dal caldo estivo di Roma, godendo dell’aria più fresca e del panorama dei laghi vulcanici. Qui la vita scorreva lenta, si respirava aria pulita, e il cibo prodotto – con il passare del tempo – è divenuto parte integrante dell’identità locale.
Le ricette, spesso nate da ingredienti semplici e reperibili dalla campagna, sono state tramandate di generazione in generazione trasformandosi in autentiche icone gastronomiche conosciute in tutta la regione. Visitare i Castelli Romani significa immergersi in un mondo autentico, dove le botteghe profumano di pane appena sfornato, le fraschette accolgono con lunghi tavoli di legno e vino in caraffa e dove ogni borgo porta con sé un sapore unico tutto da scoprire.
In questo articolo vi guideremo proprio verso quest’atmosfera antica, consigliandovi cosa mangiare con alcune curiosità sui piatti di questa tradizione.

I Piatti tipici e le origini
Nel cuore dei Castelli Romani, la cucina racconta di ingredienti semplici ma ricchi di carattere e sostanza, dove ogni piatto ha una propria identità e caratteristica. Ad Ariccia, la porchetta è il simbolo più noto: maiale disossato, insaporito con sale, pepe, aglio e finocchietto selvatico, viene arrostito lentamente fino a ottenere una crosta croccante e dorata, mentre la carne rimane succosa e profumata. Ogni fetta sprigiona aromi intensi, leggermente speziati, che si fondono perfettamente con un pane casereccio fragrante e con un bicchiere di vino rosso locale, leggero e armonioso… Impossibile resistere!
Accanto alla porchetta, i salumi tipici come il salame castellino o il salamino tuscolano offrono sapori intensi che accompagnano formaggi stagionati e olive locali, evocando la tradizione contadina di un tempo.
A Frascati, la cucina dolce si fa notare con le “pupazze frascatane”, dei biscotti dorati - con un particolare disegno di una donna da tre seni - a base di miele e olio, dalla consistenza friabile e con una lieve nota agrumata. Questi sono preparati durante la vendemmia e consumati come piccoli doni di festa.
Nemi, famosa per le sue fragoline di bosco, regala piccoli frutti dolci e profumati, dal retrogusto leggermente acidulo perfetti per crostate, gelati o liquori artigianali. Nei piatti di lago, come coregone e persico, il pesce viene cucinato con semplicità, al forno o in padella, spesso con un filo di olio e una spruzzata di limone, esaltando la delicatezza della carne ma anche la sua freschezza.
In altri paesi come Genzano e Marino si è conservata una forte tradizione di panificazione: il pane di Genzano IGP ha la crosta spessa e la mollica alveolata, con un sapore leggermente acidulo dovuto alla lunga lievitazione. È ideale per bruschette, sughi robusti o per accompagnare la porchetta.

A Marino invece, la ciambella al mosto ha un profumo d’uva cotta e la consistenza morbida, perfetta a colazione o come dolce da condividere.
Nei borghi come Albano Laziale e Castel Gandolfo gli gnocchi ricci - con la loro superficie lavorata a spirale - trattengono sughi ricchi come ragù di carne o sughi di funghi, regalando un gusto pieno e confortante ad ogni boccone. L’abbacchio alla scottadito, invece, si distingue per la semplicità e l’intensità del sapore: costolette di agnello grigliate, appena salate, con la carne tenera che si stacca dall’osso, perfette da gustare calde.
I paesi di Lariano e Rocca di Papa esprimono l’anima rustica della cucina locale; i cellitti, gnocchetti irregolari preparati con farina e acqua, assorbono sughi di funghi porcini o ragù, mentre la polenta con spuntature e salsicce scalda le serate invernali con il suo sugo profumato.
Nei territori di Velletri, Lanuvio e Montecompatri, sono presenti le zuppe di legumi e verdure, nutrienti e ricche di gusto; la cicerchia in zuppa offre una consistenza vellutata mentre i fagioli “co’ o pa’ sotto” con il loro pane imbevuto sono simbolo di tradizione contadina. Le zuppe di cavoletti e baccalà di Velletri regalano invece un contrasto tra l’amaro delle verdure e la sapidità del pesce.
Zagarolo propone il tordo matto, involtini di carne speziati e cotti alla brace accompagnati da sarzefine, verdure selvatiche cotte con pomodoro, aglio e peperoncino, dal sapore rustico e autentico. Formaggi come la marzolina, freschi o stagionati, e pasta rustica come le tacchie di Bellegra, si uniscono agli ortaggi locali come il carciofo romanesco, cucinato al naturale o in padelle semplici con olio e limone, completando il panorama gastronomico dei Castelli Romani.
Infine, ultimo ma non meno importante, il paese di Monteporzio Catone è celebre per i suoi vini: qui i vigneti regalano Malvasia Puntinata e Frascati Superiore, che accompagnano piatti tipici locali come primi con sughi di carne, secondi di cacciagione o formaggi freschi con il loro profumo floreale e saporito. Un calice di Frascati Superiore rende speciale anche un semplice pasto, mentre le cantine storiche mostrano la vinificazione tradizionale nei tini in legno, tipicamente presenti in quelle zone.

Curiosità del Posto
Molti dei piatti dei Castelli Romani nascondono curiosità interessanti della vita contadina e delle feste tradizionali.
La porchetta di Ariccia, per esempio, non è solo carne arrostita: ogni porchetta viene preparata con un mix segreto di erbe aromatiche che cambia leggermente da famiglia a famiglia. Possiamo quindi dire che ogni porchetta è diversa dall’altra, come se avesse una propria personalità: non ne assaggeremo mai una identica ad un’altra.
Le fragoline di Nemi, conosciute fin dal Medioevo come “fragoline del bosco”, erano apprezzate dai conti e dai cardinali per il loro aroma unico e la dolcezza intensa; si racconta che alcuni papi ricevevano in dono casse di fragoline durante le festività. I formaggi della zona, come il caciocavallo podolico o i freschi caprini dei Monti Albani, portano invece nomi legati alla lavorazione e al bestiame: il termine “podolico” deriva dalla razza di mucche Podoliche, antiche e rustiche, utilizzate per ottenere un latte particolarmente saporito. Infine, La Malvasia Puntinata – vino di Monteporzio Catone - deve invece il suo nome ai puntini scuri che si notano sugli acini, e la sua diffusione fu favorita dalle famiglie patrizie romane che ne apprezzavano la versatilità.

Conclusione
Come abbiamo visto, I Castelli Romani offrono un viaggio tra storia e gusto, dove ogni piatto racconta tradizione e passione. Dai profumi delle fragoline di Nemi alla porchetta di Ariccia, fino ai vini di Monteporzio Catone, ogni assaggio è un momento di scoperta unico e irripetibile. Passeggiare tra questi i borghi è un’esperienza da non perdere per scoprire sapori nuovi ma che lascino comunque il segno di un viaggio diverso dal solito.

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